– il percorso ti verrà proposto a un prezzo speciale.
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Se un tempo l’ortodonzia riguardava quasi esclusivamente bambini e adolescenti, oggigiorno un numero sempre più crescente di soggetti adulti va ricercando un trattamento ortodontico che sia allo stesso tempo funzionale ed estetico.
Invisalign rappresenta un’ottima e ormai consolidata alternativa al classico trattamento ortodontico con attacchi e fili metallici.
Nello specifico, si tratta di una metodica ortodontica che prevede l’utilizzo di una serie di mascherine trasparenti in materiale plastico trasparente che consente un allineamento graduale dei denti.
Le mascherine sono realizzate su misura per il singolo paziente e il loro numero totale varia in base alla malocclusione iniziale e alle caratteristiche di ogni singolo caso.
Devono essere indossate per circa 22 ore al giorno, rimuovendole quindi solo in corrispondenza dei pasti e durante le manovre di igiene orale quotidiana.
Normalmente ogni mascherina deve essere indossata dal paziente per 14 giorni consecutivi, anche se in specifici casi si può procedere con cambi più frequenti ogni 10 giorni.
Per consentire una buona predicibilità dei movimenti programmati, si rende spesso necessario posizionare degli appositi attachments, ovvero dei piccoli spessori in materiale composito (quello delle normali otturazioni) incollati sulla superficie vestibolare e/o linguale degli elementi dentali, che garantiscono inoltre un migliore fitting dell’allineatore.
Un trattamento con allineatori Invisalign presenta quindi diversi vantaggi:
- Estetica: le mascherine una volta indossate risultano praticamente invisibili e non alterano la fonetica del paziente
- Igiene: è ampiamente dimostrato come un trattamento con allineatori trasparenti consenta il mantenimento di un più elevato livello di igiene orale da parte del paziente rispetto ad un trattamento ortodontico convenzionale (Abbate et al., 2015; Lu et al., 2018). Il paziente, infatti, potrà continuare a lavarsi i denti e a passare il filo interdentale senza impedimenti meccanici. Inoltre, data l’assenza di brackets e fili metallici, vi sarà minor accumulo di placca con una migliore salute dento-parodontale nel tempo
- Comfort: un trattamento con allineatori Invisalign risulta meno fastidioso per il paziente confrontato con l’apparecchio fisso tradizionale (Cardoso et al., 2020). Inoltre, gli allineatori possono essere rimossi e puliti con grande facilità da parte del paziente
- Sicurezza: il più facile mantenimento di un adeguato livello di igiene orale sopracitato, comporta il principale vantaggio di un ridotto rischio di carie e infiammazioni gengivali. Inoltre, l’assenza di componenti metalliche che possono causare irritazioni e fastidi, riduce drasticamente il numero di urgenze ortodontiche, evitando al paziente di recarsi in studio al di fuori degli appuntamenti di controllo programmati.
E per quanto riguarda gli svantaggi?
- Un trattamento ortodontico con allineatori Invisalign richiede sicuramente impegno e diligenza da parte del paziente nell’indossare gli allineatori per circa 22 ore/die e nell’osservare le indicazioni fornite dell’ortodontista
- Nei primi giorni dal cambio dell’allineatore è possibile che si verifichi un leggero fastidio, dato dall’instaurarsi delle forze necessarie allo spostamento dentale (similmente a quanto si verifica con l’apparecchiatura fissa tradizionale in seguito ad una sua riattivazione)
- Al termine del trattamento è prevista una contenzione per consolidare la nuova posizione dei denti (solitamente mediante mascherine Vivera retainer e/o splintaggio di elementi dentali)
Bibliografia:
- Abbate GM, Caria MP, Montanari P, Mannu C, Orrù G, Caprioglio A, Levrini L. “Periodontal health in teenagers treated with removable aligners and fixed orthodontic appliances”, J Orofac Orthop, 2015 May; 76(3):240-50.
- Lu H, Tang H, Kang N. “Assessment of the periodontal health status in patients undergoing orthodontic treatment with fixed appliances and Invisalign system”, Medicine (Baltimore), 2018; 97(13): e0248.
- Cardoso P, Espinosa DG, Normando D. “Pain level between clear aligners and fixed appliances: a systematic review”, Prog Orthod, 2020; 21:3.
Da anni le gomme da masticare vengono presentate sempre come un importante aiuto nel mantenimento di una buona igiene orale e a volte alcune pubblicità entusiastiche le propongono anche come sostitute dello spazzolino. Ma quali effetti hanno davvero sulla nostra bocca? Sono nostre nemiche o valide alleate di un sorriso sano?
Di cosa è fatta una gomma da masticare o “cicca” ?
La gomma da masticare è fatta di gomma arabica, derivata dalla pianta del caucciù, da zucchero o sostanze dolcificanti (in questo caso il prodotto viene denominato “sugar-free”), aromi e additivi; tra gli ingredienti attivi addizionati ve ne sono alcuni che potrebbero portare a effetti benefici: xilitolo, fluoro, vitamina C, calcio, olii essenziali, bicarbonato, clorexidina (quest’ultimo antibatterico solo negli USA) e diversi altri
Perché può essere nostra alleata?
- aumenta la salivazione durante l’azione di masticazione: la bocca rimane più idratata e protetta (è particolarmente indicata in quei pazienti che per condizioni sistemiche e/o terapie soffrono di iposcialia/xerostomia/bocca secca);
- rimuove parzialmente la placca e rallenta la formazione di tartaro in alcune zone del cavo orale (attenzione: non tutte!);
- abbassa l’acidità del cavo orale, rallentando l’erosione dentale;
- riduce i problemi di alitosi;
- remineralizza lo smalto, grazie soprattutto all’aumento del flusso salivare;
- rallenta la formazione di pigmentazioni sui denti, formando uno scudo protettivo sullo smalto dentale.
Sfortunatamente questi effetti benefici sono solo temporanei, poiché il flusso di saliva indotto tende a diluire molto i principi attivi benefici, che così non riescono a rimanere abbastanza a lungo o nelle giuste concentrazioni a contatto con il cavo orale.
Quali effetti negativi può avere una gomma da masticare?
Negli ultimi anni si sono iniziati a osservare danni causati da un “abuso” di chewing gum: la continua masticazione che avviene al di fuori delle circostanze fisiologiche in cui si dovrebbe verificare, provocherebbe un sovraccarico del sistema masticatorio.
La gomma da masticare dovrebbe essere masticata per non più di 15-20 minuti, per un massimo di due cicche al giorno; in caso si esageri si potrebbero verificare:
- dolori ai muscoli della masticazione (ipertonia);
- danni all’articolazione temporo-mandibolare;
- abrasioni dentali;
- decementazione di corone o ponti, a causa della continua sollecitazione adesiva;
- problematiche di acidità gastrica e reflusso (GERD), poiché lo stomaco verrebbe sempre “illuso” di dover essere pronto a ricevere e digerire un boccone.
E lo xilitolo?
Il famosissimo xilitolo, sempre citato nelle pubblicità delle gomme da masticare, è un dolcificante di ordine naturale che si ricava dalla Betulla e che sembra effettivamente avere un effetto antibatterico comprovato; di fatto però, come già detto in precedenza, i suoi effetti benefici sono solo temporanei e non è in grado di sostituire la pulizia con lo spazzolino e scovolino o filo interdentale.
La gomma da masticare può quindi aiutare in caso di emergenza nel mantenimento dell’igiene orale , ma come qualsiasi presidio non bisognerebbe abusarne o farla diventare una “soluzione di comodo”, quando si è troppo pigri per utilizzare lo spazzolino, anche in pausa-pranzo: la maggior parte di noi ha tempo almeno per bersi un caffè… Perché non per una bella spazzolata?!?
In un team odontoiatrico che si rispetti, oltre a un dentista preparato e a un indispensabile assistente, non può mancare la figura di un clinico ancora poco conosciuta: l’igienista dentale.
Il dottore in Igiene Dentale è una figura professionale che si occupa della salute orale e ha un ruolo fondamentale nell’attività di prevenzione delle malattie del cavo orale: promuove la salute della bocca al fine di tutelare anche la sua salute generale del corpo del paziente.
Si tratta di un professionista laureato, per legge deve mantenersi aggiornato ed essere iscritto al proprio albo professionale, ed è l’unico, oltre all’odontoiatra e al medico dentista, abilitato a effettuare prestazioni nel cavo orale del paziente e a consigliare terapie che non prevedano la necessità di una ricetta medica.
Ma di cosa si occupa nello specifico l’igienista dentale? Scopriamolo insieme!
Prevenzione per tutte le età:
- effettua l’ igiene orale professionale o ablazione del tartaro preventiva e curativa;
- è un esperto nel trattamento delle malattie gengivali e parodontali (piorrea);
- esegue sigillature dei solchi dentali per evitare l’insorgenza di carie;
- può valutare la necessità della fluoroprofilassi per rinforzare lo smalto;
- istruisce e motiva per una corretta igiene orale domiciliare;
- consiglia i corretti strumenti da utilizzare.
Cosmetica dentale:
- si occupa di sbancamento dentale;
- aiuta a trovare soluzioni per la sensibilità dentale ed effettua i trattamenti ad essa più indicati;
- rimuove le pigmentazioni sulla superficie dei denti;
- valuta e tratta problematiche relative all’alitosi.
Educazione sanitaria:
- fornisce istruzioni per una corretta salute orale e globale;
- indica le norme per una corretta alimentazione ai fini del benessere dentale;
- può delucidare il paziente in caso di alcuni dubbi relativi la propria salute orale o le cure dentarie e parodontali che potrebbe dover intraprendere.
L’igienista dentale è quindi un valido collaboratore del vostro odontoiatra di fiducia per il raggiungimento del massimo grado di salute possibile.
E voi? Avete già fatto la sua conoscenza?
Perché dovrei smettere di fumare?
Per molti fumatori incalliti o meno risulta una vera impresa smettere di fumare, sebbene si conoscano i danni causati dalla sigaretta a noi stessi e a chi ci circonda.
Sfortunatamente anche i denti, come il resto del nostro organismo, subiscono un danno ogni volta che si accende una sigaretta e purtroppo questi effetti negativi si riscontrano anche in chi decide di passare all’utilizzo della sigaretta elettronica: quindi bisogna proprio provare a smettere!
I danni legati al fumo nel cavo orale comprendono:
- indebolimento dello smalto, con ingiallimento del dente e aumentato rischio di carie e fratture;
- aumentato rischio problematiche parodontali (gengivite e piorrea);
- danni a gengive, ossa e denti, che col tempo diventano irreversibili;
- alito cattivo;
- infezioni dopo interventi dentari o parodontali;
- fallimento delle terapie implantari;
- insorgenza dei carcinomi del cavo orale (un problema di notevole rilevanza, considerato che sono tra i tumori più difficili da curare e tra i più frequenti).
Ecco invece i benefici nel tempo della cessazione del fumo sul nostro organismo:
- 8 ore dopo La concentrazione d’ossigeno nel sangue si normalizza
- 12 ore dopo La nicotina viene completamente metabolizzata
- 1 giorno dopo Miglioramenti cardiovascolari e pressori: diminuisce il rischio di infarto
- 1 settimana dopo Respirazione migliorata e maggiore energia nelle attività quotidiane
- 1 mese dopo Migliore circolazione e migliore attività sessuale
- 9 mesi dopo Si riducono tosse e malattie respiratorie, migliora l’aspetto di cute e capelli
- 1 anno dopo Riduzione del 50% del rischio di infarto
- 5 anni dopo Rischio di infarto simile a quello dei non-fumatori
- 5-15 anni dopo Diminuisce il rischio di ictus, cancro orale, al seno, al rene, all’esofago, al pancreas…
- 10 anni dopo Riduzione del 50% del rischio di cancro ai polmoni
- 10-15 anni dopo Rischio di malattie legate al fumo come nei non-fumatori
La paura di ingrassare o di diventare più irritabili dopo la cessazione del fumo può essere sconfitta iniziando a concedersi spuntini salutari o a intraprendere attività fisiche piacevoli o di svago (meglio se in compagnia!); qualora uno di questi problemi dovesse sembrare un ostacolo insormontabile, non bisogna avere paura di chiedere l’aiuto di uno o più specialisti, che sapranno indirizzarvi verso una soluzione su misura per voi: il medico di base, il nutrizionista, lo psicologo… Ma anche il dentista e l’igienista dentale.
Per riassumere, i danni provocati dal fumo sono innumerevoli sia a livello della bocca sia a livello dell’organismo, ma alcuni benefici del suo abbandono sono immediati e migliorano di molto la qualità della nostra vita, mentre altri si vedranno più sul lungo periodo, motivo per cui è meglio non rimandare a domani la fatidica ultima sigaretta.
Cosa posso fare se non riesco a smettere di fumare?
Se fumare meno sigarette o abbandonarle del tutto al momento non è un obiettivo raggiungibile o non rientra nelle vostre priorità, ricordatevi di eseguire un’accurata igiene orale quotidiana almeno tre volte al giorno e di sottoporvi a sedute di igiene orale professionale almeno ogni sei mesi per limitare i danni del fumo e per un accurato controllo del cavo orale.
La sigaretta elettronica, o e-cig per utilizzare il termine inglese, è un dispositivo elettronico utilizzato per sostituire i tradizionali metodi di assunzione del tabacco e controllare la dipendenza da nicotina dei fumatori. Tuttavia, nel corso degli ultimi anni, abbiamo assistito a una vera e propria affermazione della sigaretta elettronica come mezzo di convivialità e socializzazione, ritenuta da molti giovani indispensabile per essere considerati “cool” tra i coetanei.
Il motivo di questo “fraintendimento funzionale” della e-cig è da ricercarsi in parte nelle efficaci campagne di marketing delle aziende produttrici, che trovano nei social una cassa di risonanza davvero importante, e nella scarsa informazione che da sempre regna sull’argomento. Proviamo dunque a fare un po’ di chiarezza e a rispondere alle principali domande che tutti gli amanti dello “svapo” si fanno da tempo.
La sigaretta elettronica fa male?
Una cosa è certa, di sicuro non fa bene!
Trattandosi di un fenomeno relativamente nuovo, soprattutto in Italia, è ancora quasi impossibile avere un quadro chiaro delle conseguenze a lungo termine della sigaretta elettronica: ricordiamo che solo negli anni ’50 del novecento si iniziò a prendere coscienza dei pericoli associati al fumo tradizionale.
Quello che sappiamo è che, dati alla mano, le sigarette elettroniche presentano livelli di cromo, argento e piombo quattro volte superiori a quelle delle tradizionali sigarette; parliamo di metalli pesanti che possono provocare brancospasmo e tosse anche nel giro di pochi minuti. Non solo. Diversi studi hanno segnalato come il riscaldamento del glicole propilenico e della glicerina presenti nel liquido possa produrre formaldeide e acetaldeide, sostanze considerate potenzialmente cancerogene.
Secondo alcuni ricercatori dell’Università del Kansas l’utilizzo di sigaretta elettronica potrebbe aumentare il rischio di incorrere in ictus e infarti. Per quanto non esista ancora una verità assoluta nell’argomento, sarebbe un errore imperdonabile derubricare i risultati di tale studio a semplici teorie allarmistiche. Partendo da un campione di oltre quattrocentomila cittadini americani, sessantaseimila dei quali utilizzatori di e-cig, gli studiosi statunitensi sono arrivati alla conclusione che la sigaretta elettronica aumenterebbe del 71% il rischio di avere un ictus, del 59% il rischio di un evento cardiaco acuto e del 40% quello di andare incontro a una malattia coronarica. Oltretutto, questo studio sfaterebbe il mito della sigaretta elettronica come mezzo ideale per smettere di fumare, in quanto è emerso nei soggetti fumatori un consumo doppio di sigarette normali associato alle e-cig.
La sigaretta elettronica può danneggiare la bocca e i denti?
Ecco un’altra domanda che da sempre viene associata allo svapo. Anche in questo caso, purtroppo, è ancora troppo presto per avere delle certezze assolute. L’Istituto nazionale di ricerca dentale e craniofacciale degli USA ha più volte sollevato la necessità di indagare sulla questione al fine di fare chiarezza una volta per tutte e migliorare la salvaguardia della salute. Per alcuni ricercatori, tra tutti citiamo quelli del Centro Universitario del Policlinico di Catania, l’assenza di combustione nelle e-cig garantirebbe standard di sicurezza, per denti e polmoni, sicuramente maggiori rispetto alle sigarette tradizionali.
La pensa diversamente, tuttavia, Fawad Javed, ricercatore dell’Istituto Eastman per la salute orale, il quale nel 2016 ha pubblicato i risultati di uno studio che sembrerebbe dimostrare la relazione tra il vapore inalato dalle e-cig, l’infiammazione delle cellule della bocca e relativi problemi a gengive e cavo orale.
Secondo questo studio, sarebbero gli aromi chimici i principali responsabili dei danni, tuttavia anche la nicotina gioca un ruolo determinante nel danneggiare la bocca di chi utilizza la sigaretta elettronica. L’inalazione di nicotina, infatti, inibirebbe sensibilmente la produzione di saliva aumentando il rischio di accumuli batterici, bocca secca e perdita dei denti.
Da quanto emerso possiamo solo dire che la sigaretta elettronica non dovrebbe essere mai utilizzata come semplice “accessorio di moda” e che anche nei casi in cui si voglia smettere di fumare, è fondamentale informarsi sui rischi e sugli effettivi benefici che questo strumento può apportare.
Abbiamo più volte sentito parlare di impianti dentali come soluzione ideale per riabilitare, sia esteticamente che funzionalmente, la masticazione, in assenza di uno o più elementi dentari. Un bel sorriso è un eccezionale biglietto da visita, ma risulta di primaria importanza sia garantito anche il recupero di una masticazione efficiente e un comfort il più possibile naturale. In questo articolo faremo un po’ di chiarezza sull’argomento, illustrando i passaggi che permettono l’installazione degli impianti dentali e i materiali che vengono utilizzati.
Cos’è effettivamente un impianto dentale?
Per quanto possa apparire una domanda dalla risposta scontata, sono ancora in molti a confondere l’impianto dentale con una comune protesi o un ponte, fisso o mobile poco importa.
L’impianto dentale non è che un sostituto in titanio della radice del dente; una vite che, fissata all’osso, permette l’ancoraggio del dente all’arcata senza la necessità di appoggio su altri elementi dentari.
Quando fare ricorso a un impianto dentale?
L’impianto dentale, grazie alla sua versatilità, viene ampiamente usato per ripristinare l’occlusione sia in sostituzione di uno o più elementi, sia per riabilitare l’intera masticazione in totale assenza di denti mantenibili, come nel caso di piorrea o malattia parodontale.
In questi casi si procede con l’istallazione di 4 o 6 impianti distribuiti sull’arcata, ai quali viene avvitata la protesi. Conoscenze e tecnologie moderne permettono anche di effettuare estrazioni e posizionamento degli impianti nell’ambito della stessa seduta: in questi casi di parla di implantologia post-estrattiva, cui può venire fissata contestualmente una prima protesi provvisoria, nel cosiddetto “Carico Immediato”.
Risulta necessario ricordare che, in entrambi i casi descritti, non parliamo di interventi di mera natura estetica e che, se trascurata, l’assenza di denti può portare a conseguenze anche gravi per la salute del paziente.
Come viene applicato l’impianto?
La prima fase, fondamentale, di un intervento di implantologia dentale è la pianificazione. Grazie all’utilizzo di tecnologie avanzate come la TAC, una radiografia tridimensionale, il dentista è in grado di programmare anticipatamente posizione e dimensione dell’impianto da usare, nel rispetto delle strutture anatomiche del paziente.
L’intervento viene, eseguito in anestesia locale, e quindi per il paziente risulta completamente indolore. Grazie alla sua progettazione tridimensionale, fatta con l’ausilio della TAC, l’impianto viene inserito nella zona desiderata attraverso un intervento minimamente invasivo, che coinvolge solo quella zona.
I tempi della cosiddetta integrazione dell’impianto variano dai 3 ai 6 mesi. In questo lasso di tempo l’impianto grazie alla sua struttura crea un saldo legame con l’osso, costituendo un ancoraggio ideale per la protesi finale.
I tempi di recupero a seguito del posizionamento dell’impianto sono molto rapidi e la metodologia prevede un assoluto controllo del dolore.
Come è fatto un impianto dentale?
L’impianto dentale prevede fondamentalmente tre componenti:
- l’impianto vero e proprio, cioè la vite in titanio che viene posizionata a diretto contatto con l’osso
- il “moncone”, che costituisce la connessione tra impianto e dente
- la “corona”, cioè il vero e proprio dente che viene fissato all’impianto tramite il moncone.
Anche in questo caso la ricerca scientifica ha fatto la sua parte e, nel corso degli anni, sono stati introdotti materiali innovativi e di qualità superiore rispetto a quelli del passato.
L’impianto è costituito da titanio, un metallo estremamente biocompatibile in grado di formare un saldo legame con l’osso, in un processo detto osteointegrazione.
Il moncone può essere in metallo o zirconia, se le necessità estetiche sono superiori.
La corona può essere prodotta in ceramica integrale, materiale molto estetico ma meno resistente, zirconia, materiale molto resistente e che grazie ai progressi nel campo della ricerca sta raggiungendo valore estetico paragonabile alle ceramiche, o un misto dei materiali.
Chiaramente sarà compito dell’implantologo scegliere la soluzione più adatta ad ogni esigenza specifica, illustrando al paziente tutte le procedure necessarie per l’intervento.
Quasi dimenticavamo, non esistono limiti di età per un impianto dentale.
Del resto, non c’è un età giusta per tornare a sorridere!
Ve lo avevamo anticipato: Live Social, trasmissione di Radio Lombardia, ci ha ospitati per parlare di odontoiatria, osteopatia, ma anche… sport e solidarietà!
Non poteva mancare in questa bella occasione un pensiero alla Milano Marathon con Sport Senza Frontiere ONLUS.
Ecco l’intervista al nostro Socio Dott. Walter Boni, con l’osteopata Lisa Castiglioni e la Consulente Marketing Valeria Re.
Un bel sorriso è sicuramente un eccezionale biglietto da visita che può rendere la vita un po’ più facile, ma i vantaggi del correggere i denti storti vanno ben oltre il mero senso estetico.
Avere dei denti dritti significa migliorare la masticazione e la conseguente deglutizione del cibo; eliminare probabili anomalie nella pronuncia di alcuni fonemi, tra tutti la S e la F; facilitare la pulizia dei denti, così da avere una bocca in salute e ridurre al minimo il rischio di carie. Esiste molta confusione sul tema e sempre più spesso capita di assistere a casi in cui la paura, l’ansia e la disinformazione rischiano di diventare nemici ben più ostici di qualsiasi condizione dentale. Ecco, in questo articolo proveremo a mettere un po’ di ordine, elencando le tipologie di apparecchi ortodontici e le possibilità di applicazione.
Indice:
- Quando mettere l’apparecchio
- Quale apparecchio scegliere
- A che età si può mettere l’apparecchio ai denti
Ma quando è necessario l’applicazione di un apparecchio ortodontico?
La risposta a questa domanda sembra essere abbastanza scontata, tuttavia capita spesso di ritardare le tempistiche di intervento, riducendone sensibilmente le possibilità di successo.
La prima cosa da fare è dunque osservare attentamente le arcate dentali, soprattutto durante la masticazione, e notare se i denti collimano perfettamente tra di loro.
In caso di anomalie, vi consigliamo di recarvi presso uno studio dentistico che provvederà ad effettuare ulteriori esami e, qualora ce ne fosse bisogno, riprodurrà con un calco di gesso le arcate dentali del paziente, così da studiare la soluzione migliore.
I problemi più comuni vanno dai denti con spaziatura eccessiva fino all’affollamento dentale, dai denti con morso incrociato a quelli con morso profondo, inverso o aperto.
Qual è l’apparecchio dentale più adatto alle mie esigenze?
Lo sappiamo bene, ogni paziente ha una propria storia e una condizione che necessità di interventi studiati “ad hoc”. Possiamo tuttavia ricordare le due principali categorie di apparecchio ortodontico: l’apparecchio mobile e quello fisso.
L’apparecchio ortodontico mobile
Si tratta di una tipologia di apparecchio dentale che può essere inserito e rimosso autonomamente dal paziente. Può essere utilizzato per spostare i denti senza compromettere i movimenti dell’osso e dei muscoli; esso ha una forza inferiore rispetto all’apparecchio fisso e viene spesso utilizzato con finalità contenutiva come seconda fase di un percorso più complesso.
L’apparecchio ortodontico fisso
Si tratta della tipologia più conosciuta di apparecchio dentale ed è quello a cui siamo più abituati. Il modello più noto di apparecchio fisso viene chiamato Edgewise ed è formato dalle caratteristiche placchette, poggiate al centro del dente, unite tra di loro attraverso un filo metallico. Tale soluzione permette di avere risultati duraturi, agendo continuativamente sul dente fino a modificarne la posizione. Applicare l’apparecchio fisso è un’operazione che può richiedere del tempo, tuttavia gli strumenti tecnologici che abbiamo oggi a disposizione rendono tale procedure molto meno “traumatica” rispetto al passato.
L’apparecchio linguale
In realtà si tratta di un apparecchio fisso che, a differenza del caso precedente, si posiziona all’interno dell’arcata dentale. Si tratta di una soluzione invisibile che riduce a zero gli attriti tra l’apparecchio e la parte interna del labbro ma che tuttavia può comportare dei fastidi e creare problemi nella fonazione de paziente.
L’apparecchio invisibile
Per quanto invisibile, è pur sempre un apparecchio fisso. A dispetto del nome, la magia c’entra poco e tale apparecchio ortodontico viene definito invisibile in quanto non ha parti in metallo ed è in plastica trasparente. La scelta della plastica, oltre ad essere estetica, riduce anche il rischio di lesioni e tagli
A che età si può mettere l’apparecchio ai denti?
Partiamo dall’assunto che “prima si interviene, meglio è”! Tuttavia, quando si parla di bambini, è sempre meglio chiedere il parere di uno specialista in quanto la presenza di denti storti non è condizione sufficiente per prendere in considerazione l’immediata applicazione di un apparecchio ai denti.
La presenza di denti da latte, unita alle difficoltà di manutenzione e pulizia che presenta un apparecchio ortodontico, rappresentano fattori che possono essere valutati solo da uno specialista il quale, dopo un attento esame, saprà consigliarvi sulla scelta e le tempistiche migliori.